Il lancio del missile balistico RS-26 Rubes lanciato ieri contro l’Ucraina non è stato annunciato a caso dai russi agli americani. A seconda del carico dell’arma, questo missile può anche qualificarsi come missile balistico intercontinentale (ICBM) ai sensi del nuovo trattato START. Il suo peso è di 36 tonnellate ed è vicino a quello del missile SS-27 Topol, che pesa 47 tonnellate ed è conosciuto specificatamente come arma d’attacco strategico.

Allo stesso tempo, il primo stadio dei sistemi di difesa satellitare americani – e russi – rileva solo la firma termica (heat firma) creata al momento del lancio del missile, quindi non può identificare immediatamente né il tipo del missile, né la sua traiettoria né il suo bersaglio. In tali situazioni, l’intera catena di attacchi di ritorsione viene attivata automaticamente secondo protocolli predeterminati, indipendentemente dal fatto che vengano rilevati uno o più lanci missilistici.

E il tempo a disposizione per il contrattacco è estremamente limitato: solo 15-26 minuti. In questo momento, un razzo raggiunge l’altra sponda dell’oceano. Questo lasso di tempo molto ristretto giustifica l’avvio automatico e immediato del processo, riducendo al minimo i ritardi decisionali. La preparazione al lancio richiede 10-15 minuti nel caso dei silos terrestri e anche 20-30 minuti nel caso dei missili sottomarini. In questi casi è necessario disattivare molte misure di difesa e, sui sottomarini, anche aumentare i giroscopi di navigazione e, in entrambi i casi, alimentare i protocolli di attacco inviati per ordine del presidente.

Nella seconda fase di rilevamento, i radar terrestri sono già in grado di specificare la traiettoria e il punto di impatto previsto. In questo caso, al presidente americano viene presentato un menu semplificato di decisioni, che offre alcune opzioni: un attacco di risposta mirato a obiettivi militari limitati, un attacco strategico moderato o un attacco nucleare a tutto campo. Mentre il presidente valuta le opzioni, prepara a pieno ritmo il lancio dei missili nei silos missilistici a terra, i sottomarini raggiungono la profondità di lancio e non c’è tempo per lunghe discussioni e consultazioni.

I processi di cui sopra sono ben illustrati dall’incidente missilistico norvegese del 1995, che è uno degli incidenti nucleari più noti del periodo successivo alla Guerra Fredda. "malinteso" volt. La Norvegia ha lanciato un razzo di ricerca per studiare l’aurora boreale, ma la sua traiettoria puntava verso la Siberia, che i radar russi hanno erroneamente identificato come un missile balistico intercontinentale (ICBM). Il sistema di difesa russo ha immediatamente allertato l’allora presidente Boris Eltsin, che per primo ha portato con sé la valigetta nucleare, utilizzata per controllare gli attacchi di ritorsione, in una situazione acuta.

Sebbene in seguito sia emerso che la Norvegia aveva informato in anticipo i russi del lancio del missile, l’informazione non è arrivata in tempo alla catena di comando operativa, quindi l’incidente è stato interpretato male a livello locale. Questo malinteso avrebbe potuto facilmente portare a una risposta nucleare. Fortunatamente, ciò non è avvenuto.

Anche se il panico per il lancio di un singolo missile può sembrare eccessivo, in tali situazioni il rischio di un attacco EMP rappresenta una seria minaccia. Esplodendo nell’atmosfera, un’arma del genere può generare un potente impulso elettromagnetico in grado di paralizzare sistemi di difesa, reti di comunicazione e altri dispositivi elettronici. Questa paralisi può effettivamente rendere le infrastrutture critiche di un paese completamente inutilizzabili, ponendo le basi per un successivo attacco di massa. Poiché in questo caso l’area presa di mira non può reagire né difendersi adeguatamente, ogni lancio di missili deve essere considerato una potenziale minaccia e richiede una risposta immediata.

Finalmente:

L’annuncio preliminare del lancio del missile RS-26 Rubes dimostra che anche i russi temono una ritorsione nucleare derivante da un malinteso. Questa paura rende chiaro che anche le maggiori potenze militari non possono controllare completamente i rischi generati dai propri sistemi d’arma. I protocolli di notifica servono non solo alla sicurezza globale, ma anche alla sopravvivenza degli stessi decisori.

(Traduzione e compressione di articoli a cura di AI)

Fonti:

https://www.globalzero.org/wp-content/uploads/2020/11/Full-LOWTimeline.pdf

https://www.reuters.com/world/europe/what-is-intercontinental-ballistic-missile-ukraine-says-russia-fired-2024-11-21/

https://en.wikipedia.org/wiki/Norwegian_rocket_incident

https://missilethreat.csis.org/missile/ss-x-31-rs-26-rubezh/

https://www.cnn.com/world/live-news/ukraine-russia-war-11-21-24/index.html

https://i.redd.it/z5afffgcxd2e1.jpeg

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3 Comments

  1. GuessPrize3848 on

    Nehogy azt higgyek hogy atom es meginditsanak valamit. Szerintem.

  2. Ne legyen atomháború. Ha nem szólnak csak azt látják elindítottak egy interkontinentális rakétát, amit nukleális töltet célbajuttatására használnak. Gondolom tegnap a légvédelmi rendszer áthelyezése is ennek folytán volt. Főni bevédte Hatvanpusztát.

  3. Alternative-Height42 on

    Már megint a rohadt MÁV-START-tal van a probléma

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