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4 Comments
Dato che il tema è piuttosto sentito in questi lidi, e considerando anche il momento balneare, giro questa interessante analisi del Post sul mercato del lavoro turistico.
Si evidenzia il particolare come gli stipendi siano molto bassi, e come il motivo principale siano i datori di lavoro (cosa che qua si è scritta più volte quando venivano fuori gli articoli “giovani fannulloni che non vogliono andare a lavorare nel settore turistico”, ma qui ci sono un po’ di numeri concreti).
Alcuni passaggi interessanti (ma consiglio di leggere tutto l’articolo):
>Gli stipendi italiani notoriamente crescono poco, in tutti i settori. Ma quelli dei dipendenti del turismo sono cresciuti molto meno rispetto ad altri: c’entrano ragioni strutturali del settore, ma anche il fatto che gli imprenditori abbiano deciso deliberatamente di non aumentarli nonostante abbiano assai rincarato i loro servizi.
>[…] A questo si aggiunge però la mancata volontà delle imprese di far salire le retribuzioni a fronte di un aumento generale del costo della vita, e soprattutto a fronte di grossi rincari che le aziende del turismo hanno scaricato sui clienti.
>Trezzi fa l’esempio degli alberghi. Dal 2012 i prezzi dei servizi ricettivi sono aumentati di circa il 60 per cento. Gran parte di questi rincari si sono visti negli anni successivi alla pandemia: inizialmente le strutture dovevano rifarsi dei mesi di inattività e dell’aumento dei costi per adattarsi alle regole sanitarie, e dopo ci sono state l’inflazione e la crisi energetica, che hanno fatto salire il costo delle bollette e i prezzi di praticamente tutto quello che serve a un albergo per restare in funzione, dal cibo per la colazione ai detersivi per pulire le stanze. L’aumento delle loro tariffe è stato però ben più alto dell’inflazione generale, che nello stesso periodo è stata cumulativamente del 23 per cento: significa che gli alberghi hanno aumentato i loro prezzi due volte in più rispetto a quanto successo all’economia in generale, e rispetto a quanto sarebbe giustificato dall’aumento dei costi.
>In sintesi, mediamente, gli operatori turistici hanno aumentato i loro profitti, tenendo però fermi gli stipendi dei dipendenti.
>A luglio di quest’anno è stato firmato il rinnovo del principale contratto collettivo del settore del turismo […] Sono aumenti tutto sommato esigui, intorno ai 200 euro lordi mensili in tre anni […] gli stipendi sono stati fermi per otto anni, in cui complessivamente c’è stata un’inflazione complessiva del 20 per cento: significa che con quest’ultimo aumento i dipendenti non recuperano neanche i rincari del costo della vita.
[…] Secondo Trezzi è però abbastanza emblematico che nelle contrattazioni nazionali il sindacato non sia neanche riuscito a ottenere l’adeguamento all’inflazione, che «è proprio il minimo di ciò che un sindacato dovrebbe ottenere».
Anche perché non c’è molta contrattualistica ufficiale che negli anni é aumentata, come nel metalmeccanico che con gli adeguamenti e quant’altro quei soldi in più nella busta li ha messi comunque.
> L’aumento delle loro tariffe è stato però ben più alto dell’inflazione generale (…) in sintesi, mediamente, gli operatori turistici hanno aumentato i loro profitti, tenendo però fermi gli stipendi dei dipendenti.
Basta questo a dire tutto. Settore pieno di ladri più di altri, come d’altronde quello della ristorazione, con cui in parte si sovrappone.
La tendenza è tristemente mondiale comunque. Qualsiasi corporazione ha aumentato i prezzi di tutto negli ultimi anni ben oltre gli aumenti delle spese e finché noi consumatori ci adattiamo a prenderla nel culo con sempre meno vaselina, loro sfregano le mani e fanno profitti.
Tornando allo specifico italiano comunque, i risultati si vedono anche nel breve termine. Più gente che si lamenta, meno italiani che vanno in vacanza (quest’anno ho visto quasi più fiorentini che turisti a Firenze d’agosto) e gente che in generale finisce a spendere meno su tutto. Finiremo nel ristagno completo tempo una decina d’anni.
Tutti i governi in questi anni 🛌🏼🛌🏼🛌🏼